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domenica 5 settembre 2010

A causa dell'ampiezza nella latitudine e nei rilievi, l'Argentina è soggetta a una grande varietà di climi.

Di norma, il clima è prevalentemente temperato, con estremi che vanno dal subtropicale a nord al subpolare nell'estremo sud.

Il nord del paese è caratterizzato da estati molto calde e umide, con inverni miti e secchi, ed è soggetto a periodiche siccità.

L'Argentina centrale ha estati calde con temporali (che nell'Argentina occidentale producono alcune delle più imponenti grandinate del pianeta), e inverni freschi.

Le regioni meridionali hanno estati fresche e inverni freddi con pesanti nevicate, specialmente nelle zone montagnose. Le zone più elevate, a tutte le latitudini, sperimentano condizioni più rigide.

Sia la temperatura massima che la minima mai registrate in Sudamerica si sono avute in Argentina. Il record per la temperatura massima di 48,8 °C, venne registrato a Rivadavia, Provincia di Salta, l'11 dicembre 1905. La temperatura minima record fu −32.7 °C, registrata a Sarmiento, Provincia di Chubut, il 1 giugno 1907.

I principali venti dell'Argentina comprendono:

  • Il freddo Pampero, che soffia sulle pianure della Patagonia e della Pampa a seguito di un fronte freddo. I primi a provarne gli effetti furono i colonizzatori spagnoli che si trovavano nella zona del Rio de la Plata, che divide l'Argentina dall'Uruguay; costoro ne percepivano la provenienza dalle zone più interne e meridionali, le pampas (praterie), e dunque lo battezzarono pampero. L'aria calda e umida stagnante sulle ampie praterie argentine viene investita da un fronte freddo che si origina dall'Oceano Pacifico australe e che, malgrado perda gran parte della sua forza poiché non sorpassa la cordigliera andina, vede il punto nodale sulla Patagonia. Da questo estremo punto meridionale verso il settentrione, (fin oltre l'Uruguay) il fronte caldo recede e lascia il posto a quello freddo. Nel punto di scontro tra i due fronti, gli effetti meteorologici del pampero si delineano in raffiche intense, bruschi cali di temperatura, cielo coperto e vapore acqueo nell'aria. Nel periodo della primavera e estate, possono facilmente tradursi in tempeste di notevole entità. Questa prima fase accompagnata da piogge, lo vede definito pampero húmedo (umido); quando le precipitazioni cessano e la zona è ormai sovrastata dal fronte secco, lo si definisce appunto seco. È facile che successivamente si verifichi una terza fase in cui si presentano tempeste di polvere.

  • Il Viento Norte, un vento caldo che può soffiare da nord nella seconda parte dell'inverno, creando condizioni miti.

  • Il Zonda, un vento caldo e secco, che influenza l'Argentina centro-occidentale. Privato di tutta l'umidità durante i 6.000 metri di discesa dalle Ande, lo Zonda può soffiare per ore con raffiche fino a 120 km/h, alimentando gli incendi e causando danni. Quando soffia il Zonda (giugno-novembre), tempeste di neve (viento blanco) si verificano alle maggiori altitudini.Mentre avviene il fenomeno del "viento föhn" nell'ovest argentino, gli effetti sono visibili nella provincie di La Rioja, di San Juan, e nel nordest della Mendoza, a causa dell'effetto della pressione suscitata dali venti provenienti dal Pacifico del sud, l'altezza delle Ande, e vari fenomeni di incanalatura orografica dei venti sul altopiano, dove la "meseta della Puna" dissipa questi venti.Il vento Zonda è la conseguenza finale del movimiento verso nordest dei fronti climatici antartici, e precede venti freddi ciclonici, ma è piuttosto caldo a causa del soleggiamento e della compressione adiabatica nelle valli di Tulúm, Ullum, Zonda, e nella valle di Jáchal, nella provincia di San Juan, dove predominano. A quote maggiori si verifica il viento blanco, saturo di neve, che giunge a velocità superiori ai 200 km/h. Questo vento bianco di alta quota è una risorsa idrica importante per la regione arida del es:Cuyo, ed è la principale ragione dell'accumulo di neve alle alte quote in ghiacciai.Il vento zonda di solito inizia al pomeriggio (tra le ore 12 e le 18), e suole persistere nelle seguenti 2-12 ore, per in seguito presentarsi con intermitenza per 2-3 giorni, per poi essere seguito dall'entrata di masse d'aria fredda che si muovono in direzione nord-nordest (viento sur). Nel 90 % dei casi, il fenomeno avviene tra maggio e novembre.

  • La Sudestada può considerarsi simile al Noreaster, anche se raramente coinvolge nevicate. Entrambi sono associati a un sistema di bassa pressione invernale. La sudestada solitamente modera le temperature fredde ma porta piogge molto forti, mari agitati e inondazioni costiere. È più comune nel tardo autunno e in inverno, lungo le coste dell'Argentina centrale e nell'esturaio del Río de la Plata.

Le regioni meridionali, in particolare l'estremo sud, sperimentano lungi periodi di luce solare da novembre a febbraio (fino a diciannove ore), e notti lunghe da maggio ad agosto.




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sabato 1 maggio 2010

L'Aconcagua è la più alta montagna della Terra al di fuori dell'Asia.

L'Aconcagua (6962 m s.l.m.), nelle Ande argentine, è la più alta montagna della Cordigliera, di tutto il continente americano e di tutto l'emisfero meridionale.

È inoltre la più alta montagna della Terra al di fuori dell'Asia. Per queste sue caratteristiche è la seconda montagna dopo l'Everest per prominenza.

La cima si trova nella provincia di Mendoza, in Argentina, vicino alla frontiera con il Cile, all'interno del parco provinciale Aconcagua.

La montagna è costituita da rocce appartenenti al periodo Permo-Triassico; la sua genesi è comunque di era terziaria, ed è dovuta alla subduzione della placca di Nazca sotto la placca sudamericana nel quadro dell'orogenesi andina.

L'origine del nome è incerta. Il Coleti riporta l'esistenza, in Cile, del popolo Aconcagua, dal quale avrebbero preso il nome la valle da loro abitata e, di conseguenza, anche la montagna.

Il popolo Aconcagua è citato anche da altri autori.Secondo quanto riportato dal Secor, il nome potrebbe derivare dal quechua Anco Cahuac, ovvero "sentinella bianca", oppure Ackon Cahuak, ovvero "sentinella di pietra". Lo stesso autore riferisce che in lingua Aymara il termine kon kawa significa "montagna innevata",mentre nella lingua mapudungun del popolo mapuche Aconca Hue significa "che viene dall'altra parte". Il sito Andes Argentinos riporta una probabile origine dal quechua accon cahua, col probabile significato di "la grande rocca che guarda intorno".

Sulle falde della montagna vi sono diversi ghiacciai: i principali sono il ghiacciaio nordorientale (o polacco) ed il ghiacciaio orientale (o inglese).

Il primo tentativo europeo di raggiungere la vetta dell'Aconcagua risale al 1883, quando una spedizione tedesca guidata dal geologo ed esploratore Paul Güssfeldt tentò di raggiungere la vetta dallo sperone nord-ovest, arrivando ad una quota di 6500 m. La spedizione seguì quella che oggi è la via normale.

La vetta fu raggiunta per la prima volta nel 1897 da Matthias Zurbriggen, guida alpina svizzera che operava a Macugnaga, della spedizione guidata da Briton Edward Fitzgerald.

La prima donna a raggiungerne la vetta fu la francese Adriana Bance, il 7 marzo 1940, accompagnata da diversi membri del Club Andinista de Mendoza.

In molti atlanti figura ancora la vecchia misura dell'altitudine (6959 m s.l.m.) presa in quel frangente. Una spedizione italiana dell'Università di Padova, nel 2002, ha rilevato che l'esatta altitudine dell'Aconcagua è di 6.962 m s.l.m.

Il limite delle nevi permanenti si aggira intorno ai 5000 m.Da uno dei suoi versanti scende il fiume omonimo che raggiunge il Pacifico dopo un corso di 200 km.

Ascensione alla vetta

L'accesso al parque provincial Aconcagua è limitato: per intraprendere l'ascensione alla vetta, è necessario chiedere un permesso all'autorità di gestione del parco, la Dirección de Recursos Naturales Renovables della provincia di Mendoza. Il costo del permesso varia di anno in anno; inoltre, è legato alla stagione, essendo più alto in alta stagione. Il periodo consigliato per intraprendere l'ascesa è l'estate (da dicembre a marzo nell'emisfero australe).


Via normale.

La via normale alla vetta non presenta particolari difficoltà alpinistiche. Si sviluppa sul versante nord-est, ed è poco più di una lunga camminata, scandita dalle necessarie tappe per l'acclimatazione. I rischi maggiori sono legati alla quota (poco sotto i 7000 m) ed alle brusche variazioni meteorologiche. Le tappe di acclimatazione richiedono qualche giorno ciascuna.

I diversi campi e punti di sosta che si trovano lungo il percorso sono i seguenti.

* Puente del Inca, 2740 m. Si tratta di un paese sulla strada principale, da cui ha inizio l'ascensione vera e propria. Vi sono diversi posti dove alloggiare, compreso un rifugio.
* Confluencia, 3380 m. Accampamento nel Parco, ad alcune ore di marcia dalla partenza.
* Plaza de Mulas, 4370 m. Campo base, con tende, docce, accesso internet. C'è un rifugio a circa 500 m.
* Plaza Canadá, 5050 m. Rifugio in posizione panoramica sopra Plaza de Mulas.
* Plaza Alaska, 5200 m. Detto cambio di pendenza, in quanto posizionato nel punto dove la pendenza della salita cala improvvisamente. È un campo predisposto per tende, ma non è molto utilizzato.
* Nido de Cóndores, 5400 m. Un vasto altipiano panoramico; normalmente, vi si trova accampato un guardiaparco.
* Berlín, 5900 m. Tipico campo d'alta quota, ventoso ed esposto. È abbastanza sporco, per cui molti andinisti lo evitano, preferendo spostarsi un po' più in alto, in località Piedras Blancas.

Via del ghiacciaio dei Polacchi

Si sviluppa sul ghiacciaio dei Polacchi, anch'esso sul versante NE. L'avvicinamento avviene attraverso la valle de las vacas, fino alla base del ghiacciaio; da qui, si risale il ghiacciaio, incrociando la via normale, fino alla vetta.




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lunedì 8 febbraio 2010

Le rovine gesuitiche di Sant'Ignazio di Miní sono uno dei vari esempi dei resti delle missioni gesuitiche.

Le rovine gesuitiche di Sant'Ignazio di Miní (che si trovano e circa 60 kilometri dalla capitale della provincia, Posada) sono uno dei vari esempi dei resti delle missioni. Ci sono nel sud del Brasile, Paraguay e Uruguay.

Furono fondate agli inizi del XVII secolo per evangelizzare i nativi guaranì della zona. Queste rovine furono dichiarate Patrimonio Mondiale dell'umanità dall'Unesco nel 1984.

Questa missione arrivò a contare più di 4000 abitanti, dove i nativi erano insegnati alle funzioni cosi come la fede cristiana per i gesuiti.

Nel 1631 la maggior parte delle missioni furono assediate e distrutte per Bandeirantes (esploratori coloniali) a eccezione di questa e poche altre. Dopo l'espulsione dei gesuiti nel 1768 fu definitivamente abbandonata.

Sorto da una colonia agricola insediatasi su una missione gesuita, il paesino di Sant’ Ignazio negli ultimi anni si è ingrandito grazie all’afflusso turistico portato dalle più belle rovine gesuitiche Argentine. In messo alla selva si trova la casa dello scrittore Uruguayano Horacio Quiroga, trasferitosi in Argentina nel 1910. Innamorato del Nord Est in ogni suo libro manifestò la sua passione per la selva missionera.

A San Ignacio si incontra la Missione Gesuita di San Ignacio Minì, la più monumentale testimonianza dell’opera gesuitica è chiamata “MINI’” che in “guarnì” significa “minore” per differenziarla da San Ignacio Guazù ( maggiore) in Paraguay.
Dichiarata patrimonio culturale dell’Umanità dall’Unesco nel 1983.

Tra gli anni 1609 e 1768 nelle aree confinanti dell'attuale Brasile, Paraguay, Uruguay e l'Argentina si visse un’ esperienza di civilizzazione ancora inedita nel mondo intero. 30 popoli occuparono quella comunemente denominata Provincia Gesuitica, e crebbero fino a raggiungere un sviluppo tecnologico e sociale inaspettato per la corona spagnola, situazione che scatenò l'espulsione dei Gesuiti dell'America.

Quest’opera senza precedenti la si può ammirare in San Ignacio Mini: potrete vedere la sua ricchezza archeologica, il tracciato delle missioni, musei di interpretazione e sculture. San Ignacio possiede l'insieme architettonico barocco missionario meglio conservato del Circuito Internazionale delle Missioni.

Da qui il visitatore potrà cominciare il suo percorso verso il passato, tornando indietro per più di 3 secoli di storia. Il Parco Provinciale del Teyú Cuare, la riserva Osununú e la comunità guaranì sono altri luoghi di visita imperdibili.

Per terminare la giornata, niente di meglio della Spiaggia del Sole, a 3 Km dell'area urbana, con sci nautico, campi da beach-volley e da calcio e circuito da enduro. E’ il punto d’incontro durante il fine settimana per i giovani di differenti paesi della provincia che la raggiungono per godere della spiaggia e del fiume.



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