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martedì 31 gennaio 2012

Tamales de pollo, piatto tipico del nord argentino.

tamales
Piatto gustoso grazie alla carne di pollo che conserva il suo valore nutritivo anche dopo la cottura. E' sconsigliato a chi soffre di gastrite e ulcera 

 

Ingredienti:

per 6 persone

400 g di farina di mais bianca
brodo di pollo
100 g di burro
4-5 cucchiai di olio
300 g di carne di pollo cotta e tritata grossolanamente
1 cipolla tritata
1 peperoncino piccante piccolo
1 cucchiaio di prezzemolo tritato
1 peperone verde
1 spicchio d'aglio
2 uova sode
12 foglie sane e intere di granoturco (o di banano)
sale
pepe

Preparazione:

  • Tagliate il peperone a pezzetti e friggetelo in una padella con due cucchiai d'olio e Taglio che poi eli­minerete a fine cottura.
  • In un'altra padella stufate per circa 10 minuti la cipolla con l'olio rimasto, il peperoncino e un mestolino di acqua calda da aggiungere ogni volta che il fondo di cottura asciuga troppo.
  • Unitevi quindi il pollo, mescola­te e lasciate insaporire per un paio di minuti a fiamma vivace, mesco­lando con un cucchiaio di legno. Profumate con il prezzemolo, rego­late di sale e lasciate intiepidire.
  • Intanto, in una ciotola amalga­mate la farina di mais con il burro tenuto a temperatura ambiente, sa­late, pepate e aggiungete a poco a poco il brodo tiepido necessario per ottenere un impa­sto morbido e omoge­neo, simile a una polenta morbida.
  • A questa mescola­te il composto di pollo e  impastate il tutto con le ma­ni. Se dovesse risultare troppo asciutto, bagnate con poco brodo. Formate 12 grosse crocchette e farcitele con pezzetti di peperone fritto e spicchietti di uovo sodo.
  • Pulite e lavate le foglie di granoturco, tuffatele per un attimo in acqua bollente per ammorbidire, stendetele sul tagliere, asciugatele disponete una crocchetta su ogni foglia.
  • Chiudete a pacchetto e legate con spago da cucina. Cuocete tamales per 20 minuti in abbondante acqua salata in ebollizione, scolateli e serviteli ben caldi.
Calorie: 518
 

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mercoledì 25 gennaio 2012

La Boca: nostalgia di Genova a Buenos Aires

Cosí scriveva, nel 1930, de Souza Reilly a proposito della Boca, il quartiere "genovese" di Buenos Aires: Non appena giungiate alla Boca del Riachuelo, i vostri cinque sensi vi grideranno all'orecchio come un capostazione: "Genova! [...].

Le parole, gli odori, i sapori, insomma tutto vi produrrà l'impressione pittorica, panoramica, superficiale di trovarvi a Genova. 

Una manciata di casette variopinte, il porticciolo gremito di imbarcazioni, la parlata genovese che risuonava nelle strade--e ovunque il profumo inconfondibile della farinata e della focaccia calda... 

Tale doveva essere il vecchio quartiere della Boca: una Genova in miniatura, popolata da marinai e pittori, massaie e prostitute, poeti vernacolari e contrabbandieri, commercianti e compositori di tango. 

Un quartiere di angiporto: variopinto e inquietante, povero e fiorente al contempo, ove l'immigrazione prevalentemente ligure aveva imposto pacificamente l'uso del dialetto genovese.

Tutti, con poche eccezioni, vivevano nei "conventillos" della Boca, ove cinque, sei famiglie installate ciascuna in una stanzetta attorno al patio compartivano bagno e cucina. 

Sostengono, i bochensi odierni, che questi immigrati formassero comunità utopiche ove la povertà era dignitosa, e ove regnavano solidarietà, amicizia e ordine assoluto. 

Dipinte e ritoccate continuamente con le vernici delle imbarcazioni, le casette della Boca conferivano al quartiere l'aspetto pittoresco per cui esso resta iscritto nell'immaginario urbano di Buenos Aires come un luogo esotico, come la piccola Genova dove gli antichi immigrati avevano imposto il modus vivendi della loro patria. 

Nella Boca un po' ingrigita di oggi, i discendenti degli immigrati italiani esercitano ancora il culto della memoria ligure del quartiere. 

Ai genovesi in visita, la gente della Boca racconta--con un po' di compiacimento--aneddoti gustosi sullo spirito industrioso, sí, ma anche ribelle dei loro antenati. Anticlericali convinti di fede massone, socialista e anarchica, raccolti in quella che è l'oramai centenaria associazione mutuale "La Ligure", questi vecchi genovesi resero la vita difficile a più di un parroco della chiesa locale.

Nel 1882, a seguito di uno sciopero generale, pare che essi fossero giunti al punto di issare la bandiera genovese sull'edificio più alto del quartiere, proclamando la nascita della "Repubblica Genovese della Boca." 

Se tale repubblica ebbe vita breve, va anche detto che essa lasciò un segno profondo in una memoria collettiva improntata all'orgoglio delle proprie radici. Una memoria, quella della vecchia Boca genovese, che non si perde. 

Sono ancora tante le storie di famiglia che il visitatore odierno può raccogliere camminando per le stradine del quartiere.

Punteggiate di parole italiane, e più spesso ancora di termini genovesi, queste storie cominciano immancabilmente con il "barco" da cui scesero i nonni (o i genitori), ciascuno determinato a passare dalla povertà a una discreta ascesa sociale attraverso la redenzione del lavoro. 

Ma l'anima della Boca non è solo l'orgoglio di un'immigrazione industriosa: qui, infatti, la dimensione epica del riscatto sociale è ingentilita da altri due temi fondamentali della comunità immigrante creolizzata: la pittura e il tango.

La Boca degli anni d'oro (ossia dalla seconda metà del secolo scorso fino alla fine degli anni '60) è il quartiere boemio in cui pittori come Alfredo Lazzari o Quinquela Martin--tutti di origine rigorosamente italiana--installavano i loro cavalletti sulla ribera o direttamente nelle barche, contribuendo con le loro opere all'identità caratteristica del luogo.

Del tango, la Boca é uno dei luoghi mitici. Lo é perché il tango esprime la malinconia degli immigrati. E lo é anche perché l'angiporto forniva lo sfondo adeguato per un ballo di origine postribolare, e per canzoni i cui testi (letras) erano scritti in lunfardo, il gergo della malavita infarcito di espressioni dialettali italiane, spesso genovesi. 

Fino a non molti anni fa, il tango lo si ballava fino all'alba nelle pizzerie (cantinas) della Boca, tra una porzione di faina' e un bicchiere di vino. Il turista di oggi, invece, si deve accontentare di una passeggiata in Calle Caminito, dedicata al celeberrimo tanguero bochense Filiberto.


Oggi museo all'aria aperta, Caminito é la meta prediletta degli artisti di strada bonaerensi, ove pittori, ballerini di tango e suonatori di bandoneon si contendono l'attenzione dei turisti. Non si illuda, il viaggiatore odierno, che la Boca sia ancora pronta a gridargli in faccia la sua genovesita' come lo era negli anni '30. 

Da oltre due decenni il quartiere versa in uno stato di semi-abbandono. Mentre le inondazioni delle acque nere del fiume Riachuelo si succedevano inesorabilmente, le carcasse di vecchie barche si accumulavano nel porticciolo ormai inutilizzato. 

Molti bochensi abbandonarono i vecchi conventillos per trasferirsi nei quartieri alti di Buenos Aires. Certo--quasi in attesa di tempi migliori--l'anima genovese della Boca permane. Sta peró al visitatore trovarla, avventurandosi con pazienza nella dimensione della memoria, dell'immaginario collettivo che trasfigura costantemente il presente nel passato, e il passato nel presente. 

La troverà, la "piccola patria" (patria chica), nei racconti dei discendenti dei tanti liguri che, venuti in Argentina per "fare l'America," inventarono un nuovo modo di pensare a Genova. Al di là della commercializzazione turistica, la Boca genovese si nutre con voracità della nostalgia della gente del luogo. Come un tango triste e bello, essa concede ancora ai bochensi il privilegio di un'identità poetica altrimenti negata a un paese in crisi.










fonti:
 

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venerdì 20 gennaio 2012

Argentina, tango e fantasia, terra di grandi personaggi e di forti emozioni.

tango Argentina, tango e fantasia, terra di grandi personaggi e di forti emozioni.


Accogliente e gioiosa, ci svela i suoi sapori segreti.

L' Argentina viene chiamata il Paese dei sei continenti, per la diversità climatica delle sue regioni.

È così terra di ghiacciai polari, di montagne altissime, di pampas assolate, di foreste subtro­picali, di spiagge rilassanti.

Ovvio che la gastronomia sia al­trettanto variegata. A nord-est, al confini con il Brasile. nelb zona della foresta e delle grandi acque, troviamo pesce e selvaggina: dorado ed enormi surubi (fino a 2-3 metri di lunghezza) vengono pescati nei fiumi e cucinati alla griglia, al forno o im­panati e offerti in alternativa alla carne di zebù e a stufati di carne, zucca, mandioca e mais.

Molta la frutta tropicale, usata tra l'altro per ricavarne farine per alimentazione. Insolita specialità della zona anche la coda a filetti dello yacare, simile al coccodrillo.

Passando a nord-o­vest, vicino alla catena delle Ande, la cucina diventa decisamente pic­cante, con il granoturco a chicchi morbidi (choclo), piccoli peperoni (ajì) e carne bovina, ovina e di maiale seccata al sole.

La zona è fa­mosa inoltre per gli ottimi vini di San Juan, Mendoza e La Rioja, il bianco torrontés di Cafayate e il si­dro di Calingasta. Davvero partico­lari la chicha. una bevanda fermenta­ta di farina di granoturco e acqua, e la aloja. ricavata dalla fermentazio­ne dei baccelli di carruba.


Nella zo­na andina della Patagonia la gastro­nomia diventa più raffinata: 130 va­rietà di cioccolato che danno vita a golosissime fondute, e poi trote e salmoni di allevamento e la centolla, uno squisito granchio gigante. Della influenza gallese è rimasta in particolare la torta nera di frutta secca, spezie e zucchero di canna.


Nella pampa il piatto forte è l'asado, carne di manzo preparata alla griglia, succosa e tenerissima.

A Buenos Aires è possibile assaggiare la cucina di tutte le regioni argenti­ne e quella internazionale.

Nei mol­tissimi locali della capitale la cena viene servita dalle 22 in poi.



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domenica 15 gennaio 2012

Il ghiacciaio Perito Moreno offre un fenomeno naturale unico: la rottura d´immensi blocchi di ghiaccio.

All´interno del Parco Nazionale I Ghiacciai si trova il ghiacciaio Perito Moreno, una meravigliosa lingua o massa di ghiaccio di 5000 metri di fronte e 60 m di altezza sopra il livello del lago Argentino.È il piú famoso dei 356 ghiacciai che integrano il parco. A differenza d´altri ghiacciai, dove soltanto si producono distaccamenti, il Perito Moreno offre un fenomeno naturale unico: la rottura d´immensi blocchi di ghiaccio.

Lo spettacolo è impressionante. Una massa colossale di ghiaccio bianco azzurro emerge dalle gelide acque. I crolli delle sue pareti si producono costantemente, causando un forte strepito, dopo il quale la calma e il silenzio tornano a irrompere in questo paradiso gelato.

Di fronte alla Penisola di Magellano, la parete di ghiaccio del ghiacciaio avanza finché taglia a metà il lago Argentino, bloccando il Canale delle Lastre e dando origine a una diga naturale.Le acque del braccio Rico salgono di livello e cominciano a pressionare ed erodere la massa di ghiaccio.La parete del glacciaio si scioglie nei suoi frammenti piú deboli attraverso i quali filtra l´acqua, fino a crollare con uno strepito imponente.

Parco Nazionale Los Glaciares.

Il Parco Nazionale I Ghiacciai, fu creato nel 1937, coprendo una superficie approssimata di 600.000 ettari e possiede 356 ghiacciai. Nel 1981 fu dichiarato Patrimonio Naturale dell´Umanità dall´UNESCO, con l´obiettivo di preservare la testimonianza del periodo quaternario, nel quale queste grandi masse di ghiaccio bianco dominavano la geografia del pianeta.

I piú importanti ghiacciai sono il Perito Moreno, Marconi, Viedma, Moyano, Upsala, Agassiz, Bolado, Onelli, Peineta, Spegazzini, Mayo, Ameghino, Moreno e Frias, tutti appertenenti al bacino atlantico.

Il Calafate.
Argentina - Perito Moreno
Questo paese, situato nella la baia Rotonda del Lago Argentino, prende il suo nome da un piccolo arbusto tipico della patagonia australe ed è la porta d´entrata al maestoso mondo dei ghiacciai.

È il capoluogo urbano del Parco Nazionale I Ghiacciai, che fu fondata nel 1927 e ha sperimentato negli ultimi anni una crescita meravigliosa grazie al turismo.

Il Calafate è un oasi di pioppi, salici e pini al bordo della steppa patagonica. Il clima è secco, con una temperatura media massima in estate di 19º C e una media minima in inverno di -2º C. La durata del giorno varia secondo l´epoca dell´anno, dato che in estate schiarisce alle 5.30 e incomincia l´imbrunire appena alle 23.00. In inverno, invece, il giorno è piú breve, con soltanto 8 ore di luce.

In pieno centro è situata la fiera degli Artigiani che riunisce bancarelle d´artigianato argentine e latinoamericane. Fu inaugurato in ottobre del 2000 e fu realizzato integramente con legni e pietre della zona.
Lago Argentino

Con le sue risplendenti acque bianche verdastre che coprono 1.600 km.2, una longitudine di 60 Km. e una lunghezza di circa 20 Km. è quello di maggior profondità dell´Argentina e il terzo di Sudamerica. Il colore bianco verdastro delle sue acque è dovuto al contenuto di polvere finissima, frutto dell´abrasione dei ghiacciai contro i loro letti rocciosi, chiamato latte glaciario.

Uno delle sue piú grandi attrazioni è il Canale delle Lastre di ghiaccio, di fronte al ghiacciaio Perito Moreno, pieno di blocchi di ghiacci galleggianti. Ha due divisioni: Braccio Nord e Sud. Si naviga da Porto Bandera uscendo all´incontro degli immensi ghiacciai Upsala e Spegazzini, scansando blocchi di ghiaccio galleggianti e fermandosi a "Baia Onelli".

Lo spettacolo è di bellezza indescrivibile. Come la maggior parte dei ghiacciai del mondo, le masse di ghiaccio che cadono sopra il Lago Argentino si trovano in retrocesso. Questo si constata dalla quantità ogni volta maggiore di blocchi galleggianti che si staccano dai fronti dei ghiacciai.



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martedì 10 gennaio 2012

Matambre, un classico argentino grigliato o al forno.

La carne del vitellone rispetto a quella del vitello ha una minore percentuale  di acqua e un contenuto proteico leggermente maggiore (22g%)  

Ingredienti:

per 6-8 persone

1 kg di carne di vitellone in un'unica fetta
1 cipolla
1 spicchio d'aglio
1/2 foglia d'alloro
250 g di spinaci crudi
3-4 uova sode
3 carote
1 peperoncino
aceto
olio
brodo di carne (anche di dado)
sale
pepe

matambre

Preparazione:  40' + Cottura 75'

  • Disponete la fetta di carni in una terrina e spruzzatela al abbondantemente di aceto, quindi fatela marinare per 12 ore in frigo, rigirandola di tanto in tanto.
  • Stendete la carne sul piano da lavoro, asciugatela tamponandola con carta assorbente, quindi co­spargetela con sale, pepe e pepe­roncino macinato.
  • Pulite gli spinaci, lavateli e a-sciugateli. Lavate le carote e taglia­tele a filetti. Tagliate a spicchi le uova sode.
  • Disponete questi ingre­dienti sulla fetta di carne, quindi avvolgetela formando un rotolo che legherete con spago da cucina. Fatelo poi rosolare in una padella con 2 cucchiai d'olio.
  • Sgocciolate il rotolo quando sarà ben rosolato e adagiatelo in una casseruola ovale, copritelo a fi­lo con il brodo, unite la cipolla a pezzi, l'aglio e l'alloro e cuocete per 1 ora e 3/4, a tegame coperto.
  • Sgocciolate il rotolo e avvolgetelo nella carta stagnola. Lasciatelo raf­freddare e servitelo a fette

Calorie: 265
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giovedì 5 gennaio 2012

Gli Esteros del Iberá sono un insieme di paludi, acquitrini, stagni e piccoli laghi che costituiscono , la seconda più grande zona umida del pianeta.

Gli Esteros del Iberá sono un grande zona umida che si estende da 15.000 a 25.000 km² nella provincia di Corrientes, nell'Argentina nord-orientale. Si tratta di un complesso sistema lentico in cui si sviluppa un ecosistema tropicale estremamente ricco e variegato.

«Esteros» è un vocabolo spagnolo che significa "zone umide". «Iberá» è un vocabolo che deriva da due termini dalla lingua guaraní: «î» (acqua) e «berá» (luminoso) e pertanto «Îberá» potrebbe essere tradotto in italiano con l'espressione "acqua splendente"; il nome Iberá fu dato presumibilmente dagli antichi abitanti della zona, i Guaraní, in base alla luminosità della superficie acquatica.

Gli Esteros del Iberá sono un insieme di paludi, acquitrini, stagni, piccoli laghi, torbe collegati fra di loro da brevi canali, che costituiscono una vasta zona umida, la seconda più grande zona umida del pianeta dopo il Pantanal brasiliano. Le acque degli Esteros sono di origine pluviale e ricoprono una superficie totale per circa 20.000 km². Gli Esteros del Iberá sono anche una delle più importanti riserve di acqua dolce del Sud America.

Grazie alla posizione geografica e al suo difficile accesso, l'area ha una popolazione animale ricco e variegato.

La fauna selvatica include molte specie a rischio per i quali questo è uno degli ultimi habitat rimasti; tra questi si includono il cervo delle paludi, il cervo delle pampas, il capibara, il lupo dalla criniera o crisocione, il caimano dal muso largo, il Caiman yacareovero, l'anaconda curiyú, la lontra neotropicale e circa 350 specie di uccelli.


Per quest'ultimo aspetto, nel 2002 una superficie di 245 km² dell'ecosistema dell'Iberá è stata indicata come zona umida di importanza internazionale con la tutela prevista dalla convenzione di Ramsar.

La zona è stata considerata a lungo inaccessibile; le prime descrizioni risalgono alla fine del XVIII secolo, grazie allo spagnolo Félix de Azara, e ai primi del XIX secolo, grazie al francese Alcide Dessalines d'Orbigny. Dal 1982 13.000 km² degli Esteros del Iberá fanno parte di un'area naturale protetta (la Reserva Natural Provincial del Iberá): è la più grande area protetta dell'Argentina e costituisce il 14% della superficie dell'intera provincia di Corrientes).





 




fonti:



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